BATIK INDIANI CON DIVINITA’ (CM 55 X 80 )

COD: 2190
Descrizione:

Bellissimi batik realizzati artigianalmente in India su tela di cotone con la tecnica della cera. Disponibili con le seguenti rappresentazioni: Buddha, Ganesh, Om, Shiva, Sole e Luna. I colori sono assortiti fra marrone, viola, rosso, bordo’, arancio, giallo, blu e porpora. Misure: cm 55 x 80 in verticale. Si possono intelaiare con una semplice cornice di listelli di legno oppure anche appendere al muro senza supporto semplicemente fissandoli al muro con piccoli chiodini. Acquistano importanza sicuramente incorniciati nel legno in cornici lisce o intagliate anche senza vetro.

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TECNICA BATIK: Il batik è una tecnica usata per colorare i tessuti e altri oggetti come i vasi, mediante la copertura delle zone che non si vogliono tingere tramite cera o altri materiali impermeabilizzanti: argilla, resina, paste vegetali, amido. Il termine deriva dalle parole indonesiane amba ( scrivere ) e titik ( punto, goccia ), ovvero ciò che si disegna, mentre l’azione dell’ artista per realizzarlo è detta membatik. Non si conosce il momento della scoperta delle tecniche di tintura a riserva, che probabilmente nascono da errori casuali nella tintura dei tessuti, dove macchie di grasso o di cera hanno impedito al colore del bagno di tintura di penetrare. I primi ritrovamenti di frammenti di lino provengono dall’Egitto e risalgono al IV secolo, sono bende per le mummie che venivano imbevute di cera poi graffiata con uno stilo appuntito, tinte con una mistura di sangue e cenere venivano lavate con acqua calda per eliminare la cera. In Asia questa tecnica era praticata in Cina durante la dinastia T’ang ( 618-907 ), in India e in Giappone nel periodo Nara ( 645-794 ). In Africa era originariamente praticato dalle tribù Yoraba in Nigeria, Soninke e Wolof in Senegal. Strettamente legato in Indonesia all’uso in cerimonie rituali con altre tecniche a riserva come l’ikat e il Plangi ( Giava, Bali ), ha raggiunto grande raffinatezza tecnica ed elaborato una complessa iconografia. In Europa la tecnica viene descritta per la prima volta nella storia di Giava pubblicata a Londra nel 1817 da Sir Thomas Stamford che fu governatore dell’isola. Nel 1873 il mercante olandese Van Rijikevorsel fa dono dei pezzi da lui raccolti in un viaggio in Indonesia al museo etnografico di Rotterdam. Esposto all’esposizione universale di Parigi del 1900 il batik indonesiano riscuote successo presso il pubblico e comincia ad influenzare il gusto degli artisti. Diffuso sull’isola di Giava in modo fiorente già nel XVII secolo, la sua storia è strettamente legata allo sviluppo della vita sociale, economica, religiosa sull’isola. Inizialmente riservato alle donne nobili, da previlegio aristocratico divenne costume nazionale. Diventa il linguaggio attraverso cui si esprime la filosofia giavanese, fortemente simbolica, che ispira tutta la vita anche nei più piccoli particolari. Viene usato come mezzo di comunicazione, negli abiti con disegni, colori e fogge specifiche per ogni uso, classe o rango. Caratteristica del batik indonesiano è quella di essere cerato su entrambi i lati, non ha quindi un dritto. Il materiale su cui si esegue tradizionalmente il batik è una stoffa leggera, generalmente tessuta con filato sottile e regolare, che permatta una precisa realizzazione del disegno, modernamente viene realizzato anche su carta. Le fibre che compongono il tessuto devono accettare bene i coloranti, le migliori sono quelle naturali tra cui le più comunemente usate sono seta, cotone, lino, mentre solo alcune fibre artificiali sono utilizzabili, quali la viscosa e il rayon. Il materiale comunemente usato è la cera, per le sue caratteristiche di penetrazione nel tessuto, velocità di asciuigatura e facilità di applicazione e successiva rimozione. Dopo la preparazione del disegno si applica la cera sciolta sulle parti che non si vogliono colorare in modo che questa, penetrando tra le fibre del tessuto, le impermeabilizzi impedendo al colore di aderirvi. Si utilizza un attrezzo chiamato canting, un piccolo serbatoio metallico dotato di manico per impugnarlo e di un beccuccio che fa uscire la cera. Si possono usare anche pennelli, stampi in metallo, stecchi di legno, blocchetti muniti di aghi. Quando la cera si è asciugata si procede alla tintura immergendo il lavoro in una vasca che contiene la tintura. Segue il risciacquo e l’asciugatura. Poi la cera viene eliminata con il calore, mettendo il tessuto tra strati di carta e passando un ferro caldo per sciogliere la cera che viene assorbita dalla carta. Per ottenere batik policromici si ripete il procedimento per ogni tinta con una nuova applicazione di cera e un nuovo bagno di colore.

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Peso 0.50 kg